Il nuovo fumetto

temi, autori e linguaggi nel Graphic Novel italiano

una produzione di

Testi: Giovanni Russo
Grafica e impaginazione: Francesco Bonturi

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il fumetto italiano:
introduzione

Il fumetto trae il suo nome italiano dalle nuvolette che riportano in forma scritta le parole dei vari personaggi, che sembrano degli sbuffi di fumo. Più che al fiato che si condensa in una giornata fredda, è facile pensare a un’analogia col fumo da sigaretta; e non è un caso che il termine diventi di uso comune a partire dagli anni ’50, in cui fumare si impone come abitudine diffusa in tutte le classi sociali. Un precedente tentativo di denominazione era stato “tavole a quadretti”, proposto dall’autore Antonio Rubino negli anni ’30, ma per i più gli albi a fumetti rimangono semplicemente “i giornalini”.

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il fumetto italiano:
cenni storici

Il fumetto in Italia ha una lunga storia. Dopo aver esordito come linguaggio per bambini (la storica rivista Il Corriere dei piccoli è del 1908), il fumetto amplia progressivamente il suo pubblico, rivolgendosi a tutte le fasce d’età e ad entrambi i sessi, restando a lungo fedele alla sua vocazione popolare. Una produzione più sofisticata inizia ad apparire a partire dagli anni ’60, segnando la definitiva maturità del medium, che tuttavia fatica a vedere socialmente riconosciuta la sua rilevanza culturale. Nell’inconsapevolezza generale, l’Italia diventa uno dei principali produttori mondiali, entrando nel ristretto club delle superpotenze del fumetto. Ancora oggi, l’Italia è il quarto mercato al mondo sia per vendita che per produzione.

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il fumetto italiano:
il mercato

Miliardi di dollari

Il grafico riporta le dimensioni relative dei principali mercati mondiali del fumetto. I numeri, di non sempre facile reperibilità, non sono esatti, ma danno un’idea sufficientemente precisa degli ordini di grandezza. In Europa, Francia e Belgio sono aggregati in un unico macro-mercato, in virtù della tradizione comune della Bande Dessinée. I dati non tengono conto dei mercati derivati (cinema, merchandising, etc.).

Dollari per persona all’anno

Indice di penetrazione del fumetto, calcolato come rapporto fra valore del mercato e popolazione. All’incirca, l’indice esprime i dollari spesi ogni anno in fumetti da parte di ogni cittadino.

Se rapportiamo la dimensione del mercato alla popolazione, l’Italia passa al terzo posto, superando gli Stati Uniti.

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il fumetto italiano:
generi e personaggi

Nella sua declinazione popolare, il fumetto italiano ha proposto una gran varietà di generi e di personaggi, inizialmente influenzati dal fumetto americano. Ancora oggi il fumetto più venduto in Italia è un western, Tex, che vende ogni mese più di quanto venda negli Stati Uniti il tipico albo di un supereroe fra i più popolari. Di ascendenza americana anche la produzione italiana di fumetto Disney, la maggiore al mondo, esportata ovunque, compresi gli stessi Stati Uniti. Fra i generi più tipicamente italiani, un ricco filone di fumetto “nero” incentrato su spietati antieroi, e un’imponente produzione di fotoromanzi dedicati soprattutto al pubblico femminile.

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il graphic novel:
origini

A lungo venduti nelle edicole italiane, nel XXI secolo i fumetti hanno trovato il loro spazio anche in libreria con i cosiddetti Graphic Novel.

Graphic Novel è la denominazione inglese entrata in uso anche in Italia nei primi anni duemila per indicare una tipologia di fumetto lungo, in formato libro, tipicamente autoconclusivo. Il termine è stato popolarizzato negli anni ’70 dal grande autore americano Will Eisner, che lo usò per definire la nuova tipologia di fumetti a cui stava lavorando, a partire dal seminale Contratto con Dio (1972). Per quanto non sia stato Eisner ad inventare il termine, fu lui il primo a porre con chiarezza l’esigenza che sta alla base della sua introduzione: differenziare il nuovo fumetto dei Graphic Novel rispetto a forme e contenuti esistenti, a torto o a ragione considerati meramente d’evasione.

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il graphic novel:
temi e posizionamento

Dal punto di vista contenutistico, il termine Graphic Novel rimanda a una gamma maggiore di temi possibili, non limitata dalle codificazioni dei generi di intrattenimento; evoca un’attenzione maggiore alla condizione umana, sia materiale che psicologica, un maggior spazio alla personalità dell’autore, la possibilità di una diversità stilistica più marcata. È un ambito semantico affine a quello del cinema d’autore o al romanzo “non di genere” in letteratura, ed al fumetto è esattamente quel che mancava. Non si tratta tanto di attingere alle categorie letterarie per darsi un tono, ma di allargare realmente l’ambito d’azione del fumetto, che diventa assimilabile a quello letterario non perché ne adotta i termini, ma perché ne raggiunge l’estensione concettuale: un ambito che include l’intrattenimento e non lo rinnega, ma che è capace di esplorare anche territori più impervi, di una gratificazione meno immediata.

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il graphic novel italiano:
i precursori

Dal punto di vista creativo, lo scenario si presenta florido. L’emergere di maestri ormai riconosciuti a livello internazionale, come Gipi, è solo la punta di un iceberg che presenta molti autori eccellenti, varietà di tematiche e un gran numero di esordi che, se non tutti di pari livello, nutrono un ricco panorama di giovani talenti.

Di seguito si propone un percorso al Graphic Novel italiano, che a partire dagli illustri predecessori Dino Buzzati, Hugo Pratt e Andrea Pazienza, si focalizza poi decisamente sul nuovo secolo. Per quanto il termine Graphic Novel porti a pensare a un movimento transnazionale ed eminentemente contemporaneo, l’attuale panorama non sarebbe comprensibile senza la tradizione di un fumetto italiano che, si parli di Graphic Novel o meno, si conferma fra le più ricche al mondo.

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Dino Buzzati, Poema a fumetti, 1969

Dino Buzzati

Dino Buzzati (1906-1972) è noto come uno dei maggiori scrittori italiani del XX secolo. Il suo Il deserto dei Tartari (1940), storia di un ufficiale che in una desolata fortezza aspetta l’attacco di un misterioso nemico che non arriverà mai, è unanimemente considerato il suo capolavoro. Buzzati tuttavia era anche pittore, autore di dipinti spesso ispirati ai suoi amati fumetti.

Nel 1969 Buzzati, unendo scrittura e pittura in una forma personalissima di fumetto, realizza il Poema a fumetti, che oggi chiameremmo senza alcuna remora un Graphic Novel. Il Poema costituisce il risultato più emblematico del clima di forte curiosità suscitato dal fumetto negli intellettuali italiani durante gli anni sessanta, la stagione del grande fumetto d’autore. Contemporaneo della Ballata prattiana, il Poema è una rivisitazione del mito di Orfeo e Euridice in chiave contemporanea. La trama racconta del giovane cantante Orfi che segue nell’aldilà l’amata Eura, che ha visto sparire in una porticina nel muro di cinta di una villa misteriosa, in una via fittizia di Milano. Dall’altra parte i morti vivono per sempre nell’apatia, senza più paure ma anche senza desideri né vere emozioni. Con la forza delle sue canzoni Orfi si fa strada fino a raggiungere l’amata, ma il finale sarà amaro anche per lui, come per il quasi omonimo Orfeo.

La natura eccentrica del Poema rispetto sia alla letteratura, che alla pittura, che al fumetto lo ha reso un oggetto misterioso, che nessuno dei tre ambiti è riuscito a sistematizzare adeguatamente nella propria narrazione. La verità è che solo guardandolo contemporaneamente da tutti i lati emerge con chiarezza la fecondità di una delle esperienze più originali della cultura italiana del novecento.

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Hugo Pratt, Corto Maltese – …e di altri Romei e di altre Giuliette, 1973

Hugo Pratt

Hugo Pratt (1927-1995) è unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi autori del fumetto mondiale, e parlare di lui significa inevitabilmente parlare di Corto Maltese, il suo personaggio più noto.

Corto Maltese, marinaio e avventuriero, appare per la prima volta in Una ballata del mare salato, Graphic Novel pubblicato a puntate a partire dal 1967. Il risultato più compiuto delle avventure di Corto e di tutta l’arte di Pratt è tuttavia il successivo romanzo, Corte Sconta detta Arcana (1974-1977), che arriva dopo una serie di splendidi racconti che servono a mettere definitivamente a punto il personaggio. Il titolo fa riferimento a una corte di Venezia, ma la storia si sviluppa fra la Cina delle società segrete, la Mongolia in piena ebollizione nazionalista e la Russia immersa nel caos prerivoluzionario, percorsa da signori della guerra costantemente in lotta fra loro.
La grandezza di Pratt sta non tanto nella sua maestria nel raccontare l’avventura, ma nella sua capacità di trasformare l’avventura in condizione mentale, in atteggiamento morale. Non racconta, se non incidentalmente, per intrattenere: Pratt racconta la necessità dell’avventura intesa come necessità di apertura al mondo. È una posizione fortemente umanista, per quanto espressa con l’aristocrazia propria dell’intellettuale, che fa il paio a quella interna alle storie, l’aristocrazia di un “gentiluomo di fortuna” come Corto. È una posizione che risuona come una verità senza tempo, e al tempo stesso di un’attualità assoluta.

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Andrea Pazienza,

Le straordinarie avventure di Pentothal, 1977-1981
Zanardi – Giallo scolastico, 1981
Pompeo, 1985-1987

Andrea Pazienza

Andrea Pazienza (1956-1988) rappresenta uno snodo fondamentale per il fumetto italiano, uno dei più ricchi di conseguenze e tuttavia dei più incompresi, quasi unico nella sua eccezionalità.

Pazienza si presenta subito con i numeri del fuoriclasse: dotato di capacità grafiche sbalorditive, è in grado, come scrive di se stesso senza falsa modestia, di “disegnare qualsiasi cosa in qualunque modo”, e passa senza soluzione di continuità, spesso nella stessa tavola, dall’iperrealismo a deformazioni caricaturali sia di stampo underground che comico/disneyano, passando per tutte le possibili variazioni intermedie. La maestria letteraria è pari a quella grafica: Pazienza si esprime in un italiano di eccezionale forza comunicativa, vitale, ritmico, al tempo stesso colto e gergale, ricco di neologismi fulminanti, capace di spaziare dal comico al tragico. Se aggiungiamo alle sue qualità artistiche il suo carisma personale, la vita sregolata e segnata dalla droga, la morte in giovane età, ecco che la leggenda del genio maledetto, della rockstar del fumetto italiano, è pronta da essere servita.

Il suo lavoro più importante è il Graphic Novel semiautobiografico Gli ultimi giorni di Pompeo (1985-1987), il crudele e devastante resoconto degli ultimi giorni di vita di un tossicodipendente e della sua morte per suicidio.

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gli identitari

L’identità personale è l’ossessione del decennio dei social media. La costruzione della propria identità digitale si estende anche alla vita reale, in un processo definitorio analogo alla creazione dell’avatar di un videogame. In Italia, l’ossessione per l’identità personale si traduce in una tendenza all’autobiografia o, più spesso, a una semiautobiografia in cui l’esperienza personale si trasfigura in un mascheramento assolutizzante. La domanda a cui si cerca di rispondere è un “chi sono?” senza alcuna connotazione storico-politica, ma puramente esistenziale, personale, individuale.

La semiautobiografia è al centro dell’opera di Gipi, il più noto esponente del Graphic Novel italiano, che tramite diversi personaggi, sempre in qualche modo degli autoritratti, ha analizzato le varie fasi della sua vita, dall’adolescenza problematica fino all’attuale condizione di artista “quasi famoso”.
Davide Reviati, pittore e fumettista, ha raccontato con toni quasi epici prima l’infanzia e poi l’adolescenza “assoluta” in due intensi volumi ambientati nella provincia padana degli anni ’70.

Zuzu, Chees, 2019

Gipi, La mia vita disegnata male, 2008

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Gipi,

Unastoria, 2013
Land of the Sons, 2016

Gipi

Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, è il principale esponente del Graphic Novel italiano degli anni duemila. Dotato di una sensibilità esasperata, Gipi (n.1963) cresce in un contesto provinciale asfittico e apparentemente privo di sbocchi. Dopo una gioventù sbandata e vissuta per strada, il suo notevole talento per il disegno gli offre una prospettiva professionale ed esistenziale, inizialmente in ambiti distanti dal fumetto come grafica, pubblicità, illustrazione. La vera affermazione nel fumetto arriva con Appunti per una storia di guerra (2005), con il quale vince i principali premi europei. Appunti per una storia di guerra tratta del passaggio dall’adolescenza all’età adulta nel contesto di un’ipotetica guerra che coinvolge anche i luoghi di origine dell’autore. È un libro semiautobiografico, che non parla realmente di guerra ma che la usa come metafora, permettendo a Gipi di confrontarsi con la sua adolescenza sbandata, con gli amici bruciati dalla droga o finiti ai margini della società a vivere di espedienti; e soprattutto, col suo senso di colpa per essere uscito da quel mondo, per essere sopravvissuto.

Un altro fra i suoi libri migliori è Unastoria (2013), che racconta di uno scrittore che di colpo impazzisce e viene ricoverato in una casa di cura. Ancora una volta Gipi propone un personaggio semiautobiografico, alle prese con un nuovo senso di colpa, quello dell’autore ormai affermato che vive, quasi da privilegiato, in un mondo di storie.

Nel 2016 esce La terra dei figli, in cui Gipi torna a raccontare una storia di pura finzione, che è anche un’acuta riflessione sulla paternità: In un futuro postatomico un padre fa di tutto per educare i figli tenendoli all’oscuro della scrittura e, di conseguenza, di ogni memoria del “prima”. Per quanto lo faccia per il loro bene, i figli finiranno inevitabilmente per ribellarsi.

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Davide Reviati,

Morti di sonno, 2009
Spit Three Times, 2009

Davide Reviati

Davide Reviati (n. 1966) è una delle voci più personali del Graphic Novel italiano. A partire da esperienze autobiografiche, Morti di sonno è la storia di un gruppo di ragazzi che sul finire degli anni settanta crescono in un paese costruito accanto a una grande raffineria. All’ombra della fabbrica, con i suoi fumi, i suoi rischi, la sua presenza al tempo stesso minacciosa e rassicurante, i ragazzi vivono la stagione mitica della loro vita, rappresentata in particolare dal calcio, la dimensione in cui l’infanzia raccontata da Reviati si colora dei toni dell’epica. In una narrazione che procede per episodi singoli, individualmente evocati nella dimensione del ricordo e portati a unità in un corale affresco complessivo più che in un racconto lineare, le infinite partite di calcio fanno da filo conduttore e tessuto connettivo.

Se Morti di sonno raccontava l’infanzia, Sputa tre volte tratta dell’adolescenza, con le stesse premesse semiautobiografiche, la stessa struttura fluviale (il libro è lungo più di 500 pagine) ed episodica, un simile cast corale. I protagonisti sono un gruppo di ragazzi che vivono in un’anonima provincia rurale. Se nel libro precedente era il calcio a fare da filo conduttore, qui è il rapporto con una famiglia di zingari che vive nei dintorni del paese, con i quali i protagonisti instaurano un ambiguo rapporto. Anche loro, come tutti gli altri, li trattano con diffidenza e razzismo, ma rimane comunque la possibilità di un basilare confronto che, pur nel contrasto, non è mai esclusione pregiudiziale.

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gli attivisti

Legato al tema dell’identità, l’attivismo delle minoranze è un altro fenomeno amplificato dalle nuove tecnologie di comunicazione. Il fumetto si presta particolarmente a questo utilizzo per la sua immediatezza, e molte voci di giovani autori si fanno portatrici delle più diverse istanze sociali. Zerocalcare, molto famoso oggi in Italia, racconta con umorismo la propria vita adottando il punto di vista dei marginali, che siano i ragazzi dei centri sociali o i curdi in guerra contro l’Isis. Silvia Ziche, Vanna Vinci, Sara Colaone e molte altre autrici portano avanti con coerenza un discorso in chiave femminista. Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, è la prima autrice a dare forte voce pubblica alle esperienze delle persone trans.

Silvia Ziche, Lucrezia, 2010

Vanna Vinci, Doppio sogno, 1994

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Zerocalcare,

Macerie prime, 2017
Kobane Calling, 2016

Zerocalcare

Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech (n. 1983) è il più rilevante caso editoriale espresso dal fumetto italiano dall’inizio dell’era dei Graphic Novel. Cresciuto in un quartiere popolare di Roma, Zerocalcare inizia a raccontare le sue esperienze di vita quotidiana sul suo blog personale, in brevi storie intrise di humor postmoderno e riferimenti alla cultura pop. Accanto a lui un cast di comprimari modellati sui suoi amici e familiari, e un armadillo, personaggio immaginario che permette a Zero di mettere in scena i suoi dialoghi interiori. Quella che emerge dalle sue storie è la generazione precaria degli attuali trentenni, stretta fra lavoretti e scadenze, caratterizzata da uno stile di vita forzatamente postadolescenziale i cui unici valori unificanti sembrano l’orgoglio di quartiere e la comunanza di riferimenti derivata dalla fiction. L’effetto generazionale è alla base di un successo che in breve tempo è diventato travolgente e ha spinto l’autore a passare su carta adottando il formato lungo, con risultati graziati da un enorme successo.

Kobane Calling (2016) è il libro di Zerocalcare più maturo e riuscito. Zero, in compagnia di alcuni amici ed attivisti, compie un lungo viaggio a Kobane, nel Kurdistan siriano, la città divenuta simbolo della resistenza della popolazione curda contro l’Isis nell’ambito della lunga guerra civile siriana. Lo Zerocalcare personaggio, ormai familiare a più generazioni di lettori, assume per una volta un ruolo diverso, di guida e coscienza dubbiosa all’interno di un problema enorme, che non è solo lo specifico della guerra curda, ma il tema più generale del confronto, drammatico e spesso ipocrita, fra Occidente e mondo islamico.

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gli intellettuali

Per molti autori, il fumetto è soprattutto espressione di una visione del mondo, veicolo di un raffinato viaggio di esplorazione personale. Igort, anche regista, usa il fumetto per raccontare le sue passioni intellettuali, all’insegna di un raffinato esotismo; Paolo Bacilieri parte dall’underground per raccontare una quotidianità surreale ma ricca di riferimenti culturali; Tuono Pettinato (il soprannome viene da Borges) racconta con svagato umorismo i suoi percorsi nella cultura alta come in quella bassa; Giacomo Nanni indaga il rapporto fra uomo e natura dando voce ad animali, oggetti e persino a fenomeni catastrofici come i terremoti.

Ausonia, Interni, 2008-2011

Giacomo Nanni, Cronachette, 2007

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Igort,

5 è il numero perfetto, 2002
Quaderni giapponesi, 2015

Igort

Alla continua ricerca di un “altrove” geografico e cronologico, un atteggiamento che si traduce in slanci di languido ma cerebrale esotismo, Igor Tuveri, in arte Igort, ha trasposto i suoi disparati interessi in fumetti introversi, colti, ricchi di riferimenti sia testuali che visivi. A Igort il fumetto italiano deve anche la nascita di Coconino Press, la prima casa editrice capace di portare il fumetto in libreria in maniera congrua, aprendo la stagione del Graphic Novel italiano moderno.

5 è il numero perfetto (2002) è il suo lavoro più noto, di recente diventato anche un film molto apprezzato dalla critica che ha segnato il debutto dell’autore come regista cinematografico. È un noir napoletano, che vede un vecchio camorrista ormai ritirato rimettersi in pista per vendicare il figlio, killer mafioso a sua volta, ucciso a tradimento dalla sua vittima designata. Fra influenze europee (il noir francese alla Melville), americane (pur senza arrivare ai suoi estremi grotteschi, Chester Gould e le sue stilizzazioni) e orientali (gli hardboiled hongkonghesi), è un noir insieme tradizionale e originale, soprattutto nella sua ambientazione napoletana. Non è solo una questione geografica: dell’antropologia camorrista Igort descrive bene il familismo, la vicinanza ipocrita con la religione, l’orgoglio di appartenenza e del “lavoro ben fatto”, anche se quel lavoro è uccidere.

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Paolo Bacilieri,

Durasagra, 2006
La magnifica desolazione, 2007

Paolo Bacilieri

Paolo Bacilieri (n. 1965) è un originale cantore del grottesco quotidiano. La magnifica desolazione è uno dei suoi libri più compiuti, quello in cui meglio si dispiega la compresenza fra surrealismo e una distorta ma familiare quotidianità. Nel mondo de La magnifica desolazione Zeno Porno, alter ego dell’autore, è uno sceneggiatore di fumetti Disney che non riesce a proporre trame originali, riciclando continuamente spunti di Carl Barks; è in crisi sentimentale, ha un padre braccato da una bellissima agente della CIA perché alto trenta metri, un amico con la faccia sfigurata che lo coinvolge in un’improbabile spedizione sulla Luna, in un’Italia invasa da zombi innocui, e innocui appunto perché italiani. L’ambientazione grottesca serve solo a sottolineare lo spaesamento di un uomo in crisi umana e professionale, e alla fine è una visione normalissima, quella di una famiglia di turisti stranieri in gita in barca all’isola veneziana di Torcello, a far scattare in Zeno l’epifania che alla fine dà senso a tutto: la constatazione che a un certo punto, per motivi imperscrutabili, l’infelicità si dirada e la speranza torna ad alzare la testa.

Zeno Porno torna in Fun (2016), un vertiginoso gioco a incastri che, a partire dall’espediente narrativo incentrato sulla storia del cruciverba, postula la vita come un gioco a incastri sostanzialmente analogo, il cui schema, apparentemente senza soluzione, in realtà trova sempre la sua definizione, in un modo o nell’altro.

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Tuono Pettinato,

OraMai, 2014
Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese,
ad uso delle giovani menti,
2010

Tuono Pettinato

Leggero ma colto, adepto di una personale via alla “speculazione filosofica con pupazzetti”, Tuono Pettinato (pseudonimo di Andrea Paggiaro, n. 1976) è una delle voci più peculiari del fumetto italiano contemporaneo. Il nom de plume viene da Borges, ed è già in sé una dichiarazione di poetica. A partire da una stilizzazione umoristica quasi fanciullesca nella sua levità, mischiando senza soluzione di continuità riferimenti provenienti dalla cultura alta ad altri sfacciatamente pop, Tuono Pettinato esprime un’ironia capace di sintesi fulminanti in quelle che potrebbero sembrare semplici ma meritorie opere di divulgazione culturale, ma sono in realtà autonomi percorsi di comprensione tracciati su carta. Spesso personaggio dei suoi stessi fumetti, si ritrae in caricatura, un omino calvo con la barba, vestito di nero e un teschio stilizzato sulla t-shirt, una sorta di metallaro gentile.
Fra i libri principali Garibaldi. Resoconto veritiero delle sue valorose imprese, ad uso delle giovani menti (2010) è la vera storia di Garibaldi, raccontata in chiave ironica ma non banalizzata, né nei fatti né nelle opinioni che animavano l’Eroe dei due mondi. Il libro non nasconde l’idealismo un po’ ingenuo di Garibaldi, l’odio viscerale per il Papa e i preti, l’ostilità per Cavour e i politicanti. E già che c’è, Tuono coglie anche l’occasione per satireggiare l’educazione italiana, che ne ha fatto un santino.

Corpicino (2013) è un amarissimo pamphlet, in forma di favola nera, sulla spettacolarizzazione mediatica del dolore: un bambino viene ucciso, e il circo dell’informazione si scatena in un crescendo di nefandezze di cui l’omicidio è solo la prima, tragica espressione.

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i narratori

La dimensione narrativa del romanzo è prevalente nell’opera di Vittorio Giardino, autore primariamente interessato alla Storia, si tratti della guerra civile spagnola o della vicenda della ex Cecoslovacchia, raccontata in un intenso Graphic Novel dalla Primavera di Praga fino alla caduta del Comunismo. Leo Ortolani, umorista di notevole talento, innesta le sue gag su un solido impianto narrativo ispirato al fumetto supereroistico americano, affiancando al divertimento temi più personali e persino controversi, sempre affrontati con sensibilità e leggerezza. Il racconto, pur nella sua dimensione breve, è anche al centro dell’esperienza di Giacomo Monti, autore di bozzetti minimalisti che evocano una realtà allucinata sospesa fra degrado iperrealista e improvvisi squarci grotteschi.

Davide Toffolo, Très!, 2007

Lorenzo Palloni, La lupa, 2019

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Vittorio Giardino,

Jonas Fink, 1997-2018
Max Fridman – No pasaran,
1999-2008

Vittorio Giardino

Vittorio Giardino (Bologna, 1946) è soprattutto un eccellente narratore, che costruisce le sue trame in modo meticoloso, creando solide impalcature in cui sembra di riconoscere la sua formazione ingegneristica. Visivamente, Giardino adotta gradualmente una linea chiara di ascendenza francofona, di cui diventa il principale esponente in Italia.

Il primo interesse di Giardino è per la Storia: personaggi e ingranaggi narrativi “di genere” sono al servizio di una sensibilità storica non incentrata sui grandi fatti e i grandi protagonisti, e neanche sugli “umili” intesi ideologicamente come classe che subisce la storia; quel che interessa a Giardino sono i comuni cittadini, il tessuto sociale, la mentalità, gli ambienti, gli ingranaggi politici e psicologici che determinano il contesto storico. Frutto di certosina documentazione, l’interesse storico è particolarmente evidente in No pasaran, in cui le peregrinazioni del protagonista Max Fridman, un’ex spia francese alla ricerca di un amico disperso, sembrano quasi un pretesto per raccontare la Spagna della guerra civile.

Lo stesso interesse per la Storia è evidente in Jonas Fink, l’opera più ambiziosa di Giardino, che racconta tramite il protagonista la vita nella Cecoslovacchia comunista dal 1950 al 1968, con un epilogo ambientato nel 1990, dopo la caduta del muro di Berlino. Uscito in tre parti nel corso di più di vent’anni (L’infanzia, 1991, L’adolescenza, 1998, Il libraio di Praga, 2017), il complesso romanzo racconta la storia di un ragazzo di origini ebraiche cresciuto nella Praga comunista, con il padre incarcerato per ignoti motivi politici.

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Leo Ortolani, Cinzia, 2018

Leo Ortolani

Da sempre appassionato di supereroi e umorista istintivo e inesauribile, Leo Ortolani (n. 1967) ha trasformato una parodia autoprodotta di Bat Man nel fenomeno del fumetto popolare più rilevante degli ultimi vent’anni. Terminata la lunga serializzazione di Rat-Man, il suo personaggio, Ortolani si è dedicato sempre più alla misura lunga del Graphic Novel, trattando col suo stile e col consueto umorismo temi anche sensibili. Particolarmente rilevante è Cinzia (2018), Graphic Novel dedicato a un comprimario della serie Rat-Man, che è uno sguardo sensibile e attento sull’esperienza delle persone trans. L’ultimo suo libro, Andrà tutto bene, è la cronaca giornaliera della crisi del Covid-19, che tramite i social ha accompagnato in quella difficile fase moltissimi italiani.

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Giacomo Monti,

Nessuno ti farà del male, 2010
Camicia, 2010

Giacomo Monti

Autore di brevi racconti, Giacomo Monti (1975) si è rivelato con l’antologia Nessuno mi farà del male, uno dei migliori libri italiani degli anni duemila. I racconti di Monti sono essenziali, minimali, apparentemente realistici ma a volte con un twist fantastico che non fa altro che sottolineare la sottile assurdità del quotidiano.

I migliori racconti sono degli autentici piccoli gioielli. Camicia racconta dell’incontro di un uomo con una prostituta, ma si concentra sulle chiacchiere oziose che i due si scambiano dopo il rapporto, con lei che lo critica sul modo di portare la camicia. Trans è un crudelissimo flash di appena due pagine, in cui due uomini abbordano e picchiano selvaggiamente un transessuale. Trans 2, che arriva a molte pagine di distanza dal racconto precedente, ribalta la situazione e mostra la vendetta del transessuale pestato, che si trasforma in un mostro e uccide i due uomini che lo avevano picchiato. Nessuno ti farà del male, che fatta salva la variazione di pronome dà il titolo alla raccolta, è la cronaca di una surreale crisi coniugale, con la particolarità che lei è un’aliena, sbarcata di fronte a un contadino che col tempo inizia a trattarla come una moglie.

I protagonisti di Monti sono puttane e puttanieri, camerieri, baristi, truffatori: persone qualunque, riprese in piccoli momenti illuminanti. Nonostante il minimalismo porti a pensare ad un approccio realista, è vero il contrario: nella loro banalità, Monti ritrae momenti epifanici, definitivi.

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i visionari

Il fumetto italiano ha una forte tradizione di autori visionari, dediti a un fumetto visivo, teso alla creazione di atmosfere ed emozioni evocate attraverso le immagini. Lorenzo Mattotti, fumettista, animatore e illustratore di fama mondiale, è autore di fumetti di straordinaria forza espressiva, all’insegna di un’enciclopedica cultura visiva; Francesca Ghermandi crea mondi surreali vigorosi e dinamici; Gabriella Giandelli evoca eleganti atmosfere ovattate, attraverso un raffinato uso del colore; Manuele Fior imbastisce trame quasi impalpabili che trovano concretezza nella forte carica emotiva delle sue figure; Lrnz, anche designer e animatore, è autore di un fumetto grafico, sintetico, ricco di influenze ma assolutamente personale.

Leila Marzocchi, Niger, 2005-2017

Lorenzo Palloni and Martoz, Instantly Elsewhere, 2018

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Lorenzo Mattotti

L’uomo alla nestra, Lilia Ambrosi and Lorenzo Mattotti, 1992
and Jerry Kramsky, Jekyll & Hyde, 2012

Lorenzo Mattotti

Lorenzo Mattotti (1954) è autore di un fumetto raffinato, introspettivo, che non punta alla narrazione né alla figurazione, ma a rappresentare l’irrappresentabile, le cangianti emozioni che animano un paesaggio interiore in continua evoluzione. Lontano sia dal realismo del fumetto popolare che da ogni stilizzazione codificata, Mattotti adatta alle sue indagini interiori uno stile mutevole e fluido, capace di passare dal cromatismo più vigoroso al bianco e nero più grafico, da macchie di colore espressionista a una linea morbida e sinuosa, sempre elegantissima.

Per quanto a volte non disdegni di occuparsi anche dei testi, l’attività fumettistica di Mattotti è all’insegna delle collaborazioni con diversi scrittori, il più assiduo dei quali è il sodale Jerry Kramsky, pseudonimo di Fabrizio Ostani (1953), amico di vecchia data dell’autore. Con Kramsky realizza Fuochi (1984), che segna per Mattotti il primo momento di forte affermazione italiana e internazionale. È una variazione sulle atmosfere conradiane di Cuore di Tenebra, in cui la natura diventa specchio deformante delle ossessioni interiori dei personaggi.

Ancora in collaborazione con Kramsky è l’ultimo libro di Mattotti, Ghirlanda (2017), il più imponente che abbia mai realizzato: quasi quattrocento pagine per dieci anni di lavorazione. È una storia sospesa fra mito e favola, un fantasy vagamente ispirato ai finlandesi Moomin, in cui il mondo magico evocato da Kramsky sembra fatto apposta per esaltare le raffinate capacità illustrative di Mattotti.

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Francesca Ghermandi,

Cronache dalla palude, 2010
Hiawata Pete, 1993

Francesca Ghermandi

Francesca Ghermandi (n. 1964) è autrice di un fumetto non realista e non tradizionalmente narrativo, ma anche privo di velleità esplicitamente controculturali o underground. È un fumetto che si intende come punto di sintesi avanzata e crogiuolo delle più disparate esperienze artistiche contemporanee: pittura, design, narrativa, persino musica. Un fumetto sperimentale, sinestesico, potenzialmente difficile. A questa impostazione di fondo Ghermandi, anche illustratrice, presta le sue notevoli doti visive, creando un personale universo pop dai distintivi contorni dark.

Il suo prima Graphic Novel è Grenuord, del 2005, che racconta di un grottesco personaggio con la faccia da teschio che tenta di sfuggire a una relazione oppressiva e rifarsi una vita. Ma alla fine per lui l’unica soluzione è scappare di nuovo, nella consapevolezza che nulla è davvero cambiato.

Cronache dalla palude (2010) porta a definitiva maturazione il percorso dell’autrice. Stavolta non c’è un unico protagonista, ma un cast corale che si muove in un mondo grottesco, sospeso fra toni dolenti e accenni di speranza.

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Gabriella Giandelli,

Interiore, 2005
Lontano, 2013

Gabriella Giandelli

Gabriella Giandelli (n. 1963) è autrice sofisticata ed elegante, attenta alla dimensione interiore dei suoi personaggi, raffinata evocatrice di atmosfere intime e sospese.

Interiorae racconta del Grande Buio, che vive nella cantina di ogni palazzo e che si nutre dei sogni degli inquilini; a servirlo un coniglio bianco, invisibile a tutti. Ma un giorno un bambino lo vede, ed è il presagio di una catastrofe in arrivo. Il paesaggio urbano e la vita comune degli inquilini, esempi di varia umanità, sono ritratti con grande partecipazione, ed è difficile non immaginare l’autrice osservare i suoi personaggi con la stessa curiosità e affetto con cui li osserva il coniglio.

Sotto le foglie, probabilmente il capolavoro dell’autrice, ha come protagonista un misterioso osservatore sovrannaturale ritratto come un uomo calvo, con delle righe tratteggiate sulla testa e intorno agli occhi. L’anonimo osservatore arriva in un paesino fra i boschi, attratto da una voce piena di rabbia e dolore. Emerge poco a poco il dramma di un bambino morto anni prima nel bosco, del fratello ormai di mezza età e della madre anziana, che ha avuto un ruolo nel tragico incidente. Le atmosfere silenziose e sospese rendono perfettamente la magia del bosco, che a sua volta si sposa perfettamente col mistero che circonda il protagonista e col segreto che i personaggi umani celano in fondo al cuore, come sepolto sotto le foglie autunnali.

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Manuele Fior,

5000 Km Per Second, 2010
The Interview, 2013

Manuele Fior

Rivelatosi in ancor giovane età, Manuele Fior (n. 1975), architetto di formazione, è oggi uno degli autori italiani più considerati sul palcoscenico del Graphic Novel internazionale.

Cinquemila chilometri al secondo (2010) è il suo primo grande successo, ed è la storia di un triangolo amoroso lungo decenni. Lui e lei si amano, si lasciano, si perdono nel flusso della vita che li porta altrove. Alla fine si ritrovano, anni dopo, nel paese di provincia in cui era cominciato tutto, ma per loro resta solo spazio per il ricordo e il rimpianto.

Fior si dimostra un autore sofisticato, colto, bellissimo da leggere e da vedere, affascinato dai dettagli fisici e psicologici, dalle motivazioni nascoste dei comportamenti che mette in scena con una naturalezza ineguagliata.
Ne L’intervista (2013) Fior conferma tutti i suoi pregi: l’estrema naturalezza dei dialoghi, la fluidità del montaggio e della narrazione, l’interesse per le relazioni sfuggenti, che lasciano ampio spazio all’ambiguità e all’interpretazione del lettore. Stavolta la relazione è fra uno psicologo e una sua giovane paziente, in uno scenario fantascientifico in cui entrambi sembrano avere delle visioni che preludono a un contatto alieno. Il loro rapporto si sviluppa ma di nuovo sfocia nell’inconcludenza.

Ugualmente raffinato si conferma l’ultimo libro, Celestia, che mette in scena una Venezia del futuro ma che sembra quasi uscita da un sogno, sfuggente e labirintica come quella reale.

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Lrnz, Golem, 2015

Lrnz

Disegnatore, grafico, animatore, musicista, Lorenzo Ceccotti, in arte Lrnz (n. 1978), è una figura di artista a tutto tondo. In equilibrio fra fumetto, design e arte contemporanea, Lrnz è un assiduo sperimentatore di forme espressive, materiali, tecnologie. In questo senso, per lui il fumetto è solo una delle innumerevoli vie possibili. La sua principale opera da fumettisa è Golem (2015), ambizioso Graphic Novel ambientato in una Roma fantascientifica in cui il consumismo delle grandi corporazioni ha svuotato dall’interno e in qualche modo sostituito lo Stato. Se la trama è la classica storia di ribellione a un sistema oppressivo portata avanti da giovani outsider, la realizzazione visiva di Golem è complessa e stratificata, combinando le influenze più disparate, provenienti dal fumetto giapponese come da quello occidentale, dalle belle arti come dal design industriale. Il risultato è fresco e dinamico, esplicito nei suoi riferimenti ma mai derivativo. Il montaggio, la scelta delle inquadrature, il disegno che può assumere i più svariati registri, il raffinato uso del colore lo rendono uno dei libri più interessanti del recente panorama italiano.